Najwa Barakat è una scrittrice, giornalista e regista libanese nata nel 1966 a Beirut. Dopo aver studiato teatro e cinema, si è trasferita a Parigi, dove ha lavorato come giornalista freelance per diverse testate arabe e ha collaborato con emittenti internazionali come Radio France Internationale (RFI) e la BBC.
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Ha anche diretto documentari e scritto sceneggiature per il cinema. Tra le sue opere più note vi sono “Il bus delle persone perbene” (1996), che ha ricevuto il “Premio per la migliore creazione letteraria dell’anno” dal Forum Culturale Libanese di Parigi nel 1997, e “La locataire du Pot de fer” (La locataria del vaso di ferro), che è stata adattata per il teatro in Francia. Nel 2009 ha fondato a Beirut il “Mohtaraf come scrivere un romanzo”, un laboratorio permanente dedicato alla scrittura narrativa, teatrale e cinematografica, rivolto a giovani aspiranti scrittori di tutti i paesi arabi.
La voce degli aguzzini (2008)
“La voce degli aguzzini” è un romanzo che esplora le profondità oscure dell’animo umano attraverso la storia di un uomo che, dopo essere stato torturato, sviluppa la capacità di ascoltare i pensieri più intimi delle persone intorno a lui. Questa abilità lo porta a confrontarsi con le sue stesse paure e desideri, mettendo in luce le contraddizioni e le vulnerabilità dell’essere umano. La scrittura di Barakat è intensa e coinvolgente, con una prosa che sa essere lirica e potente quando necessario. Il romanzo affronta temi universali come la sofferenza, la redenzione e la ricerca di sé, offrendo una riflessione profonda sulla condizione umana.
Il romanzo si concentra sulla condizione dell’uomo di fronte alla sofferenza, all’impotenza e alla ricerca di un senso in mezzo al dolore. Il protagonista, attraverso la sua capacità di leggere la mente degli altri, scopre quanto siano fragili e contraddittorie le persone intorno a lui. Questo “dono” lo rende testimone di verità inquietanti, ma anche di desideri inconfessabili e di solitudini nascoste.
A livello riflessivo, La voce degli aguzzini solleva interrogativi sull’intimità, sulla percezione degli altri e sul valore della verità. Se, da un lato, la capacità di leggere i pensieri potrebbe sembrare una forma di liberazione, dall’altro diventa un peso insostenibile, poiché il protagonista è costretto a confrontarsi con un flusso continuo di pensieri spesso disturbanti, di cui non può liberarsi. In un mondo in cui le verità sono spesso nascoste dietro facciate e convenzioni sociali, Barakat ci invita a riflettere su cosa significhi veramente conoscere un altro essere umano e fino a che punto siamo pronti a esplorare i nostri pensieri più nascosti.
Inoltre, il tema della tortura, in tutte le sue forme, non è solo un veicolo per la trama, ma una critica alla violenza e alla disumanità che può derivare da sistemi oppressivi. La sofferenza fisica e psicologica che il protagonista vive diventa anche una metafora della lotta per la propria identità in un mondo che spesso sembra privo di compassione e giustizia.
“La voce degli aguzzini” è un’opera che sfida il lettore a confrontarsi con le proprie ombre interiori, offrendo una narrazione avvincente e una prospettiva unica sulla natura umana.