Si richiama l’attenzione su un’inquietante scoperta, la presenza di metalli pesanti e batteri pericolosi negli alimenti per bambini.
Urge una regolamentazione più efficace al fine di debellare la pericolosità di alcuni alimenti per bambini. Pensare che i nostri figli ingeriscano metalli pesanti o batteri pericolosi fa rabbrividire e porre delle domande.
Mangiamo per vivere ma se il cibo non è adeguatamente controllato può causare danni enormi all’organismo. E non parliamo solamente dei richiami alimentari che quasi ogni giorno vengono comunicati. Questi sono legati a contaminazioni sporadiche e rilevate in tempo nella maggior parte dei casi. Il pericolo arriva anche da alimenti con pesticidi. batteri e altre sostanze tossiche non note. Sapete, ad esempio, che tante bottiglie di acqua in vendita nei supermercati contengono PFAS? Vi chiederete di cosa stiamo parlando. Di sostanze perfluoroalchiliche note per essere inquinanti esterni.
Negli anni ’50 questi composti hanno cominciato ad essere utilizzati in diversi contesti perché resistenti ai grassi e all’acqua. Dai tessuti alla carta e alle padelle sono poi finiti nei detergenti per la casa e nell’acqua in bottiglia. Non solo da cibo e bevande, i pericoli arrivano da ogni parte. Citiamo il Lilian presente nei cosmetici, un composto chimico potenzialmente cancerogeno. Nonostante il divieto di utilizzo sul mercato sono ancora presenti prodotti che lo contengono. Ora spuntano pericolo anche negli alimenti dei bambini.
Il cibo dei bambini venduto negli Stati Uniti ha mostrato più volte contaminazione da metalli pesanti e batteri pericolosi per la salute. L’allerta ha sottolineato un grave problema di regolamentazione alimentare che deve essere risolto presto. Il problema è che i produttori non sembrano intenzionati ad intervenire per risolvere la questione e le autorità al momento non si esprimono con una netta presa di posizione.
Gli alimenti in generale dovrebbero essere privi di contaminazione, soprattutto quelli destinati ai più piccoli il cui sistema immunitario è meno forte per resistere ad attacchi esterni. Sono ormai diversi anni che test e indagini arrivano allo stesso risultato, piombo, arsenico, cadmio in tanti prodotti per l’infanzia. E come se non bastasse è stata rilevata frequentemente la contaminazione da Cronobacter sakazakii, un batterio letale per i neonati.
Le linee guida per ridurre i rischi sono state suggerite da Food and Drug Administration ma sono puramente indicative e non obbligatorie. Poche settimane fa la FDA ha stabilito dei limiti relativi al piombo da non superare almeno per gli snack a base di cereali, il latte artificiale, le puree di frutta e i cereali secchi ma, come detto, l’adesione è a base volontaria.
Dove sono le autorità che davanti a questo serio problema dovrebbero impegnarsi per colmare una normativa che fa acqua da tutte le parti? E i produttori perché non modificano la propria attività dopo le pressioni e gli scandali portati alla luce? Ma la domanda che ci poniamo noi italiani è se la stessa situazione si verifica anche in Italia. Fortunatamente le regole UE sono più rigide e ci sono limiti inviolabili per i produttori.
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